Cecilio Stazio
Autore del teatro comico, in particolare di palliate.
Nel I secolo a.C., Volcacio Sedigito stilò il canone dei poeti comici più apprezzati al tempo. Pone Cecilio Stazio (C.S.) come primo, davanti a Plauto.
Nei nostri studi ne sentiamo parlare pochissimo perchè di lui ci sono arrivati solo 300 versi quindi non abbiamo materia per esprimere un giudizio. Abbiamo i titoli e i frammenti perchè ci sono stati riportati da autori, studiosi, eruditi dell'età di Cicerone: Varrone, Aulo Gellio... che riportano nelle loro considerazioni alcuni passi di C.S.
Egli si pone a cavallo tra l'età di Plauto e quella di Terenzio.
Venne a Roma nel 180 e siccome era di Milano dobbiamo pensare che probabilmente venne acquisito come schiavo e poi liberato dopo la battaglia di Clastidium del 222, che affermò il potere di Roma nella pianura padana. Anche lui condivide la sorte di Terenzio nell'essere liberto, condotto a Roma da un personaggio nobile.
C.S. era un grande imitatore di Menandro e si rifà quindi alla commedia nuova. Molti titoli infatti riproducono tali e quali delle commedie di Menandro.
Notiamo che rispetto a Plauto nessuna delle sue commedie riporta il nome di uno schiavo. Dobbiamo dedurre quindi che evidentemente l'importanza del servo viene ridimensionata. Attesta una maggiore attenzione ai personaggi, tracciando delle fisionomie umane. In questo, Stazio fa da ponte tra Plauto e Terenzio.
La Collana (in latino plocium, in greco plokion) è una commedia di C.S.. Da questo passo (uno dei più lunghi) veniamo a sapere qualcosa anche sulla contaminatio e soprattutto sul modo con cui i latini intendevano la traduzione. Sappiamo che "vertere" per i romani non significava un'operazione meccanica e a livello letterario non era mai una trasformazione semplice da una lingua all'altra, ma una trasposizione che si porta dietro un bagaglio di culture e tradizioni.
La trama del Plocium: un marito si lamenta di avere una moglie assai noiosa. Così intrattiene una relazione con una giovane ancella. La moglie, scoperti gli amanti, aveva impedito il proseguimento di questa relazione, vendendo la donna. Il marito si lamenta di questo allontanamento.
Nella commedia di Menandro la moglie era brutta e con un naso molto pronunciato. Una donna acida che tendeva a far sottostare il marito alla sua volontà.
Nella traduzione di C.S. avviene qualcosa di più. Innanzitutto prende preminenza l'ironia, la comicità pesante, il gusto del contrasto, tipico del mondo romano. In secondo luogo il centro di questa tirata non è più il fatto che il marito abbia perso l'amante, ma più il fatto che lui si lamenti che la moglie ne parlerà (divulgazione pubblica dei fatti interni alla casa). Per il mondo romano, era determinante che le magagne restassero all'interno della casa.
Si passa così da un contesto greco a uno romano, attraverso il filtro degli usi e costumi romani.
È visibile l'amore di C.S. per una varietà di metri. Nelle commedie di Plauto questo veniva chiamato "numeri in numeri". Numerus = cadenza, in numerus = senza limiti.