Liber I, 40

19.03.2015 19:14

Gli storici dell'epoca greca, come Tucidide, amavano invece inserire nelle loro storiografie degli interventi diretti dei personaggi, come il discorso di Pericle.

Cesare invece sceglie per lo più di riferire i discorsi in forma indiretta. Nel settimo libro troveremo uno dei pochi discorsi diretti, di Clitoniato che dentro la città di Alesia in un momento di disperazione incita i suoi al cannibalismo. Cesare sceglie proprio quel discorso perchè non voleva minimamente confondersi con uno che incitava di uccidere i vecchi per mangiarseli.

- Due espressioni di violenza: l'avverbio vehementer e incusavit (in dice l'opposizione)

- Parte il discorso diretto e quindi dobbiamo immaginarci a monte un verbo come dixit

- Frase interrogativa

- Cogitandum (esse)

- Discorso indiretto, non direttamente espresse ma riportate. Oratio obliqua.

- Si inseriscono nelle questioni che deve affrontare il comandante. Cesare lo considera come un atto di sfiducia

- Se consule: ablativo assoluto senza verbo

- Discessurum (esse)

- Temere: avverbio = avventatamente

- Quisquam di solito è nelle frasi negative. Quindi sottointende che secondo lui nessuno doveva pentare così

Essendosi accorto di ciò, convocata un'assemblea e convocati a quell'assemblea i centurioni di tutti gli ordini e i gradi lì redarguì violentemente: per prima cosa perchè ritenevano di dover intervenire dove e secondo quale piano fossero condotti. Cesare disse che Ariovisto, quando era console (Cesare), aveva desiderato l'amicizia del popolo romano. Diceva perchè qualcuno pensava che si sarebbe allontanato in maniera così avventata dal suo dovere (di amico del popolo romano)(essere slevale, attaccare i romani)

Discorso ben costruito., risponde a tutte le motivazioni di paura che erano state addotte. Ha sempre cercato l'amicizia, perchè ora dovrebbe tradire il suo modo di pensare?

Diceva che era persuaso che