Proemio Decameron

03.04.2015 14:56

All'inizio c'è la parte in maiuscolo che richiama il testo dantesco presente nel canto di Paolo e Francesca, non tanto per fare il riferimento ma per immergerci nel mondo cortese cavalleresco. Prima dice qual è il titolo. 

Dall'età comunale di Dante a quella di Boccaccio si era creata una classe borghese molto attiva e intensa. Laddove in Dante c'era il letterato cittadino (come Dante) che faceva una letteratura politica, qui il personaggio principale dell'età principale è il mercante perchè è diventato il motore della società e dell'economia. I grandi mercanti, che potevano avviare imprese costosissime, navi che vanno in città lontane, ma anche piccoli mercanti da mercato o da bottega. Ma il mondo della mercatura è il mondo che caratterizza la civiltà del 300. 

Dice subito che è un atteggiamento umano, comprensibile, fare attenzione a chi ha una sofferenza e quindi cercare di aiutarlo. E nonostante il libro sia indirizzato a tutti, non solo chi soffre, è soprattutto rivolto a chi ha bisogno di conforto. Quest è la premessa.Definisce il pubblico e la finalità dell'opera. Vuole presentare un'opera per scopo intrattenitivo.

Ci racconta qual è stata la sua vicissitudine: fin dalla prima giovinezza sono stato colpito da una passione amorosa per una donna di livello sociale più alto del mio. Tipico dei romanzi cortesi cavallereschi. Parla di una passione fortissima d'amore che non è riuscito a governare, a tenere a freno, che non lo lasciava vivere in modo conveniente e spesso questo amore gli faceva provare più noia di quanto fosse necessario. Noia in questo periodo è un sinonimo di sofferenza. E a questa noia gli dettero conforto l'amicizia e le conversazioni con l'amico. La storia dell'amico che lo ha aiutato e di Dio in realtà è guida, in una concezione cristiana nulla è casuale, tutto risponde ad un ordine precostituito voluto da Dio. Se c'è stato un amico è perchè Dio l'ha voluto, quindi è chiaro che ringrazia l'amico ma non può fare a meno che ricordarci che è Dio. Anche l'amore terreno doveva finire e quindi il tempo (e il disegno di dio) hanno fatto spegnere questa fiamma. 

Di questa fiamma cosa gli è rimasto? Il piacere dell'aiuto ricevuto dall'amico, la gratitudine. Scrive perchè ritiene la gratitudine la virtù più elevate, a differenza dell'ingratitudine. E quindi per essere grato a questo amico decide di scrivere il Decameron, per a sua volta alleviare le sofferenze d'amore altrui.

Il suo sostentamento, conforto, è assai poco per chi sta soffrendo. Non si illude di risolvere tutte le sofferenze ma di portare un piccolo aiuto. Niente di taumaturgico. 

E chi negherà che questa cosa potrà essere più utile alle donne che agli uomini? (non dice SOLO alle donne). Loro tengono nascoste le fiamme d'amore nei loro ventri e soprattutto sono costrette dai voleri, dai piaceri, dai comandi a mantenere celata questa solo sofferenza e a poterne dar sfogo solo quando si chiudono nelle loro stanze, in assoluta solitudine. 

Pur pensando ad altri pensieri non pensa a una cosa diversa. Perchè lo stato d'animo è tale da portarti a pensieri in sintonia con quello che si sente in quel momento. Quindi alla tristezza dell'amore si aggiungono altri pensieri tristi e l'angoscia resta nella mente e niente la può cacciare. Questo non avviene negli innamorati uomini perchè se presi da sofferenza hanno vari metodi per distrarre la loro mente a pensieri più piacevoli (vanno in giro, stanno in compagnia, vanno a caccia di uccelli, vanno a caccia, a pesca, cavalcano, mercanteggiano). 

Ammenda al peccato della fortuna: colpevole di aiutare di più gli uomini delle donne. 

100 parole raccontate da un'onesta brigata nel 1348. 

In queste novelle si leggeranno cose piacevoli, amori tragici, amori di buon esito. E saranno storie ambientate sia nell'età contemporanea, sia in tempi antichi. 

Raccolte di novelle ce ne erano state prima di Boccaccio, quella più famosa era il Novellino. Qual è la cosa nuova? Non è una semplice raccolta di novelle (come le poesie nel Canzoniere), è un libro organico, unitario. Tant'è vero che la cosiddetta cornice (finzione letteraria nella realtà della peste a Firenze), non è un elemento decorativo, ma è un elemento essenziale. Perchè quella cornice è la storia principale, la narrazione di primo grado da cui si dipartono altre storie che sono quelle che tutti i giorni i 10 ragazzi raccontano. L'invenzione della cornice è una genialità. Questo libro ha una struttura, un ordine razionale che è stato scelto dall'autore. Non è una raccolta di storielle ma una storia! La storia di una società minata nelle sue fondamenta, valori sociali, etici, che si ricrea in forma microscopica attraverso i 10 ragazzi che vivono onestamente.

A fine giornata c'è sempre un commento conclusivo. All'inizio c'è già il re perchè a termine della giornata precedente si elegge. 

Introduzione con l'esposizione del tema da parte del re e il motivo per cui ha scelto quello.

Dalla lettura del proemio possiamo immaginare quali saranno i temi trattati nel Decameron? L'amore sicuramente e la fortuna. Sono i temi principali.