Canto XI Paradiso

04.01.2017 14:17

I canti 11 e 12 sono "gemelli". Essi sono il canto di San Francesco e il canto di San Domenico. Dante fa sua una tradizione medioevale e del suo tempo, in cui in alcuni momenti dell'anno si festeggiavano le due guide più importanti che la Chiesa abbia avuto, San Domenico e San Francesco, che appaiono come soldati mandati da Dio in soccorso della Chiesa.

Hanno quindi seppur con modalità diverse, la stessa funzione. Quindi si era soliti durante queste feste religiose, lodare in una festa San Francesco e nell'altra San Domenico, nella consapevolezza che lodare uno significava anche lodare l'altro, proprio perché avevano fondato due ordini che seppur diversi avevano la stessa finalità. Quindi Dante fa sua questa credenza e pone qui San Tommaso, domenicano, che tesserà le lodi di San Francesco e alla fine del canto farà una reprimenda sulla degenerazione in cui è caduto il proprio ordine (quello dei domenicani). E nel dodicesimo canto invece l'inverso: avremo San Bonaventura che farà la lode dei domenicani e poi alla fine del canto una reprimenda sullo stato di decadenza dell'ordine francescano.

L'inizio di questo canto è una specie di proemio. Durante la Divina Commedia abbiamo visto solo proemi alle cantiche, non al singolo canto. Non è un proemio in senso stretto però ha un po' questa funzione perché Dante prima di parlare di San Francesco vuole sottolineare la vanità di tutto ciò che è mondano, terreno, in netta opposizione invece con l'unica gloria che è quella di Dio. In queste tre terzine ci mostra alcune di quelle che tra gli uomini sono considerate le maggiori vanità, cioè le cose che gli uomini vorrebbero ottenere con maggior desiderio.

 

v. 1 "Cura" = è un latinismo = affanno

v. 2 "Silogismi" = è una forma di discorso in cui da due affermazioni ne deriva logicamente e necessariamente un'altra

v. 3 "Quei che ti fanno..." = metafora / "In basso" = verso il basso, verso quello che è terreno

v. 4 "A iura" = alle cariche, alle scienze giuridiche / "Amforismi" = la scienza, la medicina. "Aforismi" era il titolo di un'opera di Ippocrate, il padre della medicina. Quando ci si laurea in medicina ancora si fa il giuramento di Ippocrate

v. 5 "Chi seguendo sacerdozio" = non parla di sacerdozio in senso stretto: ben venga chi si vuole far prete, chi entra in qualche ordine di frati o quant'altro. Qui però parla di chi va dietro alla carriera ecclesiastica, vista come luogo di potere e di ricchezza

v. 6 "Per forza o per sofismi" = chi regna con la violenza o con sofismi = modo di argomentare apparentemente rigoroso, ma in realtà c'è un inganno. Quindi chi vuole regnare con la truffa

v. 7 "Civil negozio" = chi si dedica alle faccende politiche

v. 9 "S'affaticava" = dedicava

Queste sono le maggiori tra le vanità dell'uomo, ci dice Dante.

v. 10 "Da tutte queste cose sciolto" = Dante ha visto l'Inferno, si è purificato nell'ascesa al Purgatorio, ha fatto il bagno nel Lete e nell'Eunoè: è degno di salire al cielo. Quindi è chiaro che è stato sciolto, liberato da tutte queste vanità

v. 12 "Gloriosamente" = caratteristica del Paradiso, la gloria di Dio che investe tutte le anime che si trovano in Paradiso

All'arrivo di Dante, le anime si trovavano in quel cielo in una collocazione circolare e si erano spostati per andargli incontro. Adesso ci dice che ciascun anima ritorna nella posizione in cui si trovava prima che arrivassero lui e Beatrice. Ogni anima si ferma nella sua posizione come una candela nel suo candeliere.

v. 16 "Lumera" = luce

Una di queste anime nel canto precedente aveva parlato con Dante ed era l'anima di San Tommaso.

v. 17 "Sorridendo" = il sorriso e la luce sono caratteristiche delle anime del Paradiso

v. 18 "Più mera" = più luminosa. Le anime più sono beate più sono luminose

v. 19 "Suo" = di Dio

v. 22 "Dubbi" = dubiti

v. 23 "Distesa" = più diffusa

v. 25 "U' ben s'impingua" = dove si ingrassa bene

San Tommaso ci sta dicendo che capisce che le sue parole possano risultare oscure a Dante, che è umano, limitato nella sua comprensione. Dante non ha capito cos'ha detto Tommaso poco fa, nel canto precedente. Quindi è necessario ("è uopo") che distingua queste due affermazioni di cui parlava.

La risposta al secondo dubbio di Dante si darà nel canto successivo. Qui S. Tommaso ci darà la spiegazione alla prima frase oscura.

v. 28 "Provedenza" = di Dio ovviamente

v. 29 "Consiglio" = sapienza / "Nel quale ogne aspetto..." = sapienza che vince la facoltà cognitiva di ogni creatura prima ancora di penetrarla completamente, perché possa andare incontro al suo amato ("diletto"), la sposa di colui che con il suo dolore la prese in moglie versando il suo sangue.

Perifrasi per indicare la Chiesa, nel senso che la Chiesa è la sposa mistica di colui che l'ha presa in moglie versando il suo sangue sulla croce, Gesù. Inizia qui il panegirico a S. Francesco di S. Tommaso domenicano. Lo struttura come sarà anche quello di S. Domenico nel canto successivo. Secondo quella che era l'iconografia classica dell'agiografia, delle vite dei santi. Nel senso che prima presenta l'azione della Provvidenza di Dio che ha voluto che nascessero i due santi, poi l'elogio dei Santi e infine la degenerazione dell'ordine.

v. 34 "In sè sicura" = sicura di sè stessa / "A lui più fida" = assolutamente fedele a lui

v. 35 "Principi" = latinismo = condottieri, capi, comandanti / "Ordinò in suo favore" = mandò che lavorassero a favore dell Chiesa

v. 36 "Che quinci e quindi" = a Oriente e a Occidente. Questo perché i franescani e i domenicani furono mandati da Dio per uno stesso scopo, aiutare la Chiesa, guidarla ed esserle di aiuto. Solo che ognuno dei due ordini ha assolto questo compito in modo diverso. Francesco operò prevalentemente in Occidente, S. Domenico invece si sposterà in Oriente. Vedrete che Dante qui ricorderà anche un viaggio in Oriente fatto da S. Francesco nel tentativo di convertire le popolazioni orientali e arrivò presso la terra del sultano, però si rese conto che "il frutto era acerbo", non erano ancora pronti per approcciarsi ad una religione diversa dalla loro e quindi deciderà di tornare in Italia dove avrebbe potuto raccogliere molti più frutti.

v. 40 "Però" = perché

v. 42 "Perch'ad un fine..." = le opere di entrambi furono indirizzate ad uno stesso fine e scopo.

Adesso comincia a parlare di S. Francesco. Ci metterà un po' di terzine per dirci che è nato ad Assisi perché vuole fare una specie di gioco logico di parole legando il nome della città di Assisi, che nel Medioevo si chiamava Ascesi, all'idea dell'ascensione, della nascita del sole. Paragona Francesco ad un sole che ha illuminato la Chiesa, che ha illuminato gli uomini e quindi come il sole nasce da Oriente lui sembrava un predestinato ad agire in aiuto della Chiesa proprio perché era nato ad Ascesi. Ci fa una descrizione geografica della zona di Perugia, di Assisi.

v. 43 "Intra Tupino e l'acqua..." = tra la valle del Tupino e del fiume Chiascio, che è il fiume che scende dal monte scelto dal beato Ubaldo = vescovo di Gubbio che a un certo punto lascia il suo vescovado e si ritira come eremita sul monte Subasio, monte di cui sta parlando.

v. 45 "Costa" = versante

Ci dice che nella valle tra il Tupino e il fiume si staglia il monte Subasio, che si pone davanti a Perugia che come tutte le città aveva una cinta muraria. E proprio davanti al monte c'era la porta Sole.

Il Monte Subasio determina il clima orribile di Perugia tutt'ora. E' una città meravigliosa, cittadine ancora medievali, che però hanno un clima terribile. D'estate muori di caldo e d'inverno muori di freddo. Non per tutta la regione, ma per esempio per Perugia, Nocera Umbra e Gualdo Tadino che sono dalla parte opposta del monte ma vivono la stessa situazione climatica. Il Subasio ostacola sia quello che può mitigare il freddo sia ciò che può mitigare il caldo.

v. 47 "Di rietro" = dall'altra parte del monte

Succede la stessa cosa da entrambe le parti del monte ed entrambi piangono, soffrono.

v. 49 "Costa" = monte / "Frange" = pendio è meno ripido, diventa più dolce

v. 50 "Sole" = S. Francesco

Noi siamo nel cielo del Sole e quindi S. Tommaso indica quello che era considerato un pianeta in quel momento.

v. 52 "Fa parole" = vuole parlare

v. 53 "Corto" = poco

Idea di nascita di questo spirito potente di S. Francesco come il sole.

v. 55 "Orto" = molto giovane (dal latino ortus = nascita). E' una litote

v. 59 "Del padre corse" = incorse nell'ira paterna / "Come a la morte..." = perché si innamorò di una donna alla quale, come alla morte, nessuno apre con piacere la porta.

Questa donna di cui si innamora è la Povertà personificata.

v. 61 "Spirital corte" = curia

v. 62 "Coram patre" = di fronte al padre / "Le si fece unito" = si unirono in matrimonio

v. 63 "Poscia di lì" = giorno dopo giorno, da quel giorno

Questo fatto a cui sta alludendo Dante è il fatto più famoso della vita di S. Francesco, ovvero quando si spogliò dei suoi abiti. Il padre Pietro era diventato ricco con un lavoro onesto, facendo il commerciante di stoffe. Francesco aveva venduto delle stoffe, dei cavalli e altre cose e il ricavato (parecchio), non l'aveva messo nelle casse della famiglia, ma l'aveva usato per ristrutturare una chiesa che stava andando a pezzi. Il padre ovviamente si infuria e siccome il figlio non gli chiede scusa, ma anzi sostiene di aver fatto bene, il padre lo porta davanti alla curia episcopale di Perugia e chiede che il figlio venga diseredato. Francesco non fa una piega e simbolicamente si toglie addirittura i vestiti dicendo che non vuole assolutamente nulla. Si nasce nudi e lui nudo vuole rimanere.

(Excursus: Dante utilizzerà in seguito l'aggettivo superbo per il sultano che sta lì, che farebbe pensare ad un'accoglienza malevola dei francescani, noi invece sappiamo storicamente che il sultano non li accolse affatto male, però furono incarcerati per equivoci incorsi magari con le guardie)

v. 62 "Questa" = la povertà, la donna che ha sposato S. Francesco / "Primo marito" = Gesù

Se ci pensate più di 1100 anni erano passati da che Gesù era morto alla nascita di S. Francesco. Gesù muore nel 33 d.C., S. Francesco nasce alla fine del 1100.

v. 65 "Dispetta" = disprezzata / "Scura" = ignorata

v. 66 "Costui" = S. Francesco / "Sanza invito" = nessuno l'aveva più chiesta in moglie

v. 67 "Valse" = alla povertà / "Udir" = che gli uomini sapessero

v. 68 "Al suon de la sua..." = quando fece sentire il suono della sua voce, a Farsalo, nella battaglia con Pompeo

v. 69 "Colui ch'a tutto 'l mondo..." = perifrasi per indicare Giulio Cesare

Questa notizia è l'ennesima che Dante prende dalla Pharsalia di Lucano. Lucano ci racconta di questo Amiclate che era talmente povero che non chiudeva neanche la porta di casa, perché tanto non c'era nulla da rubare all'interno. Quindi addirittura chiudere la porta poteva essere un danno per lui, potevano rovinargliela per entrare in casa sua. Era talmente povero che nulla gli poteva far paura, neanche Giulio Cesare e i suoi servi quando arrivavano, perché tanto che gli potevano togliere? Nulla. Quindi Dante pone la donna povertà insieme al povero Amiclate.

v. 70 "Costante" = fedele

v. 71 "Giuso" = in basso, ai piedi della croce su cui Gesù era stato crocefisso. Sale con Cristo sulla croce.

v. 73 "Chiuso" = oscuro

v. 81 "Corse e, correndo..." = Bernardo entrò a far parte dei francescani e corse dietro a S. Francesco e pur correndo gli sembrava sempre di essere in ritardo.

Bernardo di Quintavalle, lo stesso che fa compagnia a Dante e a Beatrice nell'ultima parte del Paradiso. Anche lui ricchissimo, dopo aver conosciuto S. Francesco decide di fare la stessa cosa: dona tutte le sue ricchezze ai poveri e se ne va con S. Francesco. E' il primo dei suoi confratelli, è colui che stette vicino a S. Francesco fino al momento in cui morì. Colui che fondò il primo convento francescano, quindi è chiaramente degno di avere questa posizione di privilegio. E' sepolto per questo motivo nella basilica di S. Francesco ad Assisi.

v. 82 "Ferace" = fecondo

v. 83 "Egidio" = altro uomo che segue Francesco / "Silvestro" = prete di Assisi che aveva sognato la città di Assisi minacciata da un drago, città che fu salvata in sogno da una croce che usciva dalla bocca di S. Francesco, per cui decide di seguirlo.

v. 84 "Sì la sposa..." = tanto gli piaceva la moglie

 

IL RESTO DEL CANTO E' DA FARE DA SOLI