Canto XV Paradiso

04.01.2017 15:00

Nel 15esimo canto Cacciaguida si presenta, gli dice chi è e poi c'è la parte più toccante del canto, ovvero Cacciaguida che parla della Firenze dei suoi tempi.

Cacciaguida visse due secoli prima di Dante e ci dirà che Firenze al suo tempo era ancora nella prima cinta muraria che corrisponde alle mura della città fondata dai Romani, quindi una città piccola. La seconda cinta di mura fu costruita intorno al 1170.

Ci mostra una città come la sognava Dante, sobria, pudica, operosa. Aveva solo virtù e tutti coloro che la abitavano, maschi e femmine, erano virtuosi, senza difetti.

Per cui attraverso le parole di Cacciaguida, Dante rievoca con nostalgia una Firenze che non esiste più ma che non è un Firenze ideale, cioè che non è mai esistita e mai esisterà, essa è esistita veramente. L'augurio che Dante ha dentro di sè è quello che questa situazione possa tornare in qualche modo prima o poi. Quindi sicuramente questa parte sulla rievocazione dell'antica Firenze è la parte più toccante di tutto il canto che poi si chiude con Cacciaguida che parla di sè e della sua vita dicendoci chi era e cos'ha fatto. Cacciaguida ha partecipato ad una crociata, al seguito dell'imperatore, ma lì perse la vita e il canto si chiude.

Come al solito saltiamo i canti e quindi non seguiamo il filo della narrazione in modo preciso. Però abbiamo visto fin dal primo canto che le caratteristiche del Paradiso che subito toccano l'attenzione di Dante sono la luminosità e l'armonia, quindi il suono, le voci, il canto. Quindi, il fatto che le anime cantino continuamente non ci deve stupire. Qui infatti vedrete che Dante ci dice che le anime tacciono per farlo parlare. Tacciono dal canto che stavano facendo con cui si era chiuso il 14esimo canto.

 

v. 1 "Liqua" = manifesta

v. 2 "L'amor che drittamente spira" = di Dio, che è sempre indirizzato sulla retta via, al bene

v. 3 "Cupidità" = cupidigia, dei beni terreni / "Fa" = si manifesta / "Iniqua" = il male

v. 5 "Le sante corde..." = perifrasi per indicare che è Dio che suona la lira, lo strumento del Paradiso, muovendo o fermando le corde dello strumento

v. 8 "Sustanze" = le anime beate / "Darmi voglia" = invitarmi ad esprimere il mio desiderio

v. 10 "Bene è che sanza..." = è bene che patisca le pene dell'Inferno

v. 11 "Per amor di cosa che..." = chi perseguendo beni solo materiali si spoglia di quell'amore, quello che "drittamente spira", l'amore che va verso il bene supremo

Questo gruppo di anime sono disposte a di croce greca (= croce che ha i quattro bracci tutti uguali. Diversa dalla croce latina). Lo sappiamo perché dopo dirà "radial", significa a raggio, quindi se un braccio è un raggio vuol dire che tutti e quattro i bracci della croce sono uguali. Comunque queste anime sono disposte come se fossero su una croce greca e una di queste anime si muove come se fosse una stella cadente, ovvero Cacciaguida che si sposta senza "staccarsi" dalla formazione. Ma segue il braccio destro su cui si trovava, prima in orizzontale e poi scende sul braccio verticale per parlare con Dante. Per raccontarci questa cosa Dante fa una similitudine con una stella cadente e poi l'impressione che Dante ha nel veder muovere questa luce è lo stesso effetto che fa una fiamma dietro una lastra di alabastro (= pietra che fino agli anni 60 era molto usata anche nell'arredamento. Una specie di marmo che era prezioso nel medioevo, usato fino a tempi abbastanza vicini a noi che ha una particolarità: ha una sua trasparenza, per cui se tu metti una lastra di alabastro e dietro muovi una luce, vedi questo bagliore opacizzato. Dante l'avrà visto in qualche chiesa di Ravenna nei suoi anni di esilio. Infatti a Ravenna molte chiese avevano lastre di alabastro sull'altare, per cui quando si celebravano le messe o i vari riti, sicuramente Dante avrà avuto la possibilità di vedere delle luci muoversi dietro alle lastre.

v. 13 "Seren tranquilli..." = cieli sereni

v. 14 "Discorre" = passa velocemente / "Sùbito" = improvviso

v. 15 "Sicuri" = fissi a guardare un punto

v. 18 "Nulla sen perde" = nessuna stella ha cambiato il suo posto o si spegne

v. 19 "Corno che 'n..." = dal braccio destro della croce

v. 20 "Corse un astro de la..." = queste luci luminose sembrano quasi una costellazione

v. 22 "Partì" = allontanò

v. 23 "Radial" = prima orizzontalmente e poi verticalmente

v. 25 "Sì pia" = con lo stesso atteggiamento affettuoso

v. 26 "Maggior musa" = l'Eneide. Dante coglie l'occasione per ricordare la sua guida, Virgilio

v. 27 "Eliso" = oltretomba

Prima c'è la similitudine della stella cadente, poi quella dell'alabastro e adesso un ricordo di un momento particolarmente toccante dell'Eneide. Tutto questo deve preparare all'incontro tra Dante e il suo trisavolo, che come potete vedere, parlerà inizialmente in latino.

L'episodio di Cacciaguida è collocato al centro esatto del Paradiso. E non solo, è tematicamente il centro del poema intero, perché è qui che avremo la rivelazione dell'esilio di Dante e della missione morale e poetica che lui è stato chiamato ad assolvere.

Quindi è il momento topico di tutta la Commedia, non solo del Paradiso, ed è per questo che vediamo che Dante costruisce una presentazione così elaborata, ricca di riferimenti biblici, classici, solenni ed eleganti.

v. 31 "Attesi" = rivolsi

v. 33 "Quinci e quindi" = sia da quello che vedeva da una parte, sia dall'altra

v. 34 "Li occhi" = di Beatrice

v. 35 "Fondo" = nel senso di apice

Gli occhi di Beatrice risplendono in modo così pazzesco che Dante crede di toccare il massimo della sua beatitudine.

v. 37 "Spirto" = che aveva parlato

v. 39 "Profondo" = oscuro

v. 40 "Elezion" = non parlò in modo oscuro per sua scelta, ma per necessità

v. 41 "Concetto" = che stava esprimendo

v. 42 "Si soprapuose" = andava oltre la capacità di comprensione dell'intelletto mortale

v. 45 "Segno" = livello

v. 48 "Nel mio seme" = nei confronti della mia discendenza. Ringrazia Dio per avergli fatto vedere Dante

v. 49 "Digiuno" = desiderio di vedere Dante

v. 53 "Mercé" = grazie a

Vorrei ricordarvi ogni volta che vedete, soprattutto nel Paradiso, la parola volo ricordatevi sempre che è antitetica al folle volo di Ulisse dell'Inferno.

v. 56 "Da quel ch'è primo" = attraverso, per mezzo di Dio = credi che il tuo pensiero arrivi a me grazie a Dio esattamente come chi conosce la matematica sa che dall'uno derivano tutti gli altri numeri.

v. 58 "Però" = perciò

v. 59 "Gaudioso" = beato, più luminoso di ogni altra anima nella "turba gaia"

Adesso gli spiega che qualunque sia il grado di beatitudine delle anime, esse guardano nello specchio di Dio, nella mente di Dio in cui appare il pensiero di Dante ancora prima che lo manifesti. Ovvero che Cacciaguida, assieme a tutte le anime dei beati, riesce a leggere nel pensiero di Dante. Cacciaguida sa cosa Dante vuole sapere, cosa gli vorrebbe chiedere, quindi non sarebbe necessario che Dante parlasse. Però gli dice appunto che invece ha piacere che lui formuli verbalmente il suo pensiero. Un po' per cortesia, un po' per un artificio necessario a Dante. Infatti se noi partiamo dal presupposto che le anime leggono nel pensiero di Dante, essendo anime beate, Dante non parlerebbe mai per tutto il Paradiso. Un personaggio che scompare praticamente per tutta una cantica non sarebbe stato pensabile.

v. 64 "Sacro amore" = carità divina

v. 65 "Perpetua" = continuamente

v. 69 "Decreta" = già pronta

Nonostante sappia ciò che vuole sapere, vorrebbe che lo esprimesse lo stesso con voce sicura.

 

IL RESTO DEL CANTO E' DA FARE DA SOLI