Canto XXXI Paradiso
Dante ormai non solo è nel Paradiso, ma è proprio nell'Empireo. Qui vede la Rosa dei beati e ce la descrive assieme agli angeli. Se noi abbiamo l'immagine di un angelo, carino, boccoloso, capelli chiari, occhi azzurri, ali d'oro, veste bianca, la stessa immagine ce l'aveva Dante.
Poi a un certo punto vuole chiedere una cosa a Beatrice, la chiede, ma sente rispondergli un'altra voce. Per cui si gira di scatto, non vede più Beatrice insieme a lui ma un vecchio, che è San Bernardo. Vi ricordate in terza, presentando la Divina Commedia in generale, parlando del plurilinguismo di Dante che alterna il linguaggio più aulico, solenne a quello non solo basso e gergale, ma addirittura volgare. Vi avevo fatto un esempio che riguardava proprio il termine "vecchio" che è tale nell'Inferno, quando ci presenta Caronte. Poi nel Purgatorio diventa "vetusto" e nel Paradiso, in questo canto chiamerà San Bernardo "sene", che è chiaramente una derivazione della parola latina senex.
Il passaggio da Virgilio a Beatrice era molto chiaro: se Virgilio è allegoria della ragione, la ragione è sufficiente finché la natura umana può comprendere delle cose. Oltre quel livello la ragione non è più sufficiente e serve la teologia, quindi Virgilio ha potuto assolvere al suo compito all'Inferno e nel Purgatorio. Nel Paradiso serve l'arrivo della teologia che è rappresentata da Beatrice. Però anche Beatrice, la teologia, va bene solo fino ad un certo punto.
Infatti, per contemplare Dio, non basta più neanche la teologia, serve proprio la grazia divina. E quindi serve una persona che interceda presso Maria, la Madonna, affinché chieda a Dio di concedere a Dante la possibilità di contemplarlo. E questo compito verrà svolto proprio da San Bernardo di Chiaravalle. Si chiama così dall'abbazia di Chiaravalle che ha voluto e fatto costruire. Perché San Bernardo? Non è una scelta casuale chiaramente, infatti quando era vivo, per tutta la sua vita da frate, si prodigò per rinvigorire e ravvivare il culto Mariano, il culto della Madonna. E' colui che più di ogni altro è adatto a pregare la Madonna affinché chieda a Dio che Dante possa contemplarlo.
v. 2 "Milizia santa" = la schiera dei santi che si trovano in Paradiso
v. 3 "Che nel suo sangue..." = questa schiera di beati che erano stati redenti, purificati e salvati spiritualmente dal sangue di Cristo. La redenzione con il sangue di Cristo ci riporta alla Chiesa, è la Chiesa che grazie alla redenzione riconosce negli uomini alcune loro azioni "post mortem", beatifica e poi santifica. Ricordatevi poi che nel canto di San Francesco abbiamo già visto la Chiesa presentata come sposa di Cristo.
La prima schiera è quella dei beati nella Rosa, l'altra è quella degli angeli.
v. 5 "Colui che la 'nnamora" = colui che suscita il suo amore in tutti = Dio
v. 6 "Cotanta" = così gloriosa
v. 7 "S'infiora" = per le api vuol dire appoggiarsi, entrare dentro il fiore per succhiare il polline
v. 8 "Fiata" = volta
v. 9 "Laboro" = fatica / "S'insapora" = dove il polline diventa miele
v. 12 "Sempre soggiorna" = che è fermo lì dove tutti possono contemplarlo
Ecco l'iconografia dell'angelo:
v. 13 "Fiamma viva" = non è che andassero a fuoco, il rossore del viso è indice di ardore di carità
v. 14 "L'altro" = il restante di ciò che si vedeva, ovvero la veste.
v. 15 "Che nulla neve..." = la neve appena caduta è di un candore incredibile. Eppure nessuna neve può arrivare a quella tonalità di bianco che invece hanno le vesti degli angeli.
v. 16 "Fior" = la Rosa dei beati è chiamata sempre fiore / "Banco" = soglia, gradino
v. 18 "Ventilando il fianco" = perché per volare dovevano chiaramente sbattere le ali che sbattono sui loro fianchi
Questi tre colori che ha nominato: rosso, oro e bianco, non possono essere casuali. La simbologia è di facile lettura: il rosso è la carità, l'oro è la sapienza e il bianco è la purezza.
v. 19 "Disopra" = il punto più alto, Dio / "Fiore" = i beati
Contrariamente a quello che abbiamo visto nella maggior parte dei casi fino ad adesso, Dante non ci dà un'idea di corporeità, ma di etereità. Voi immaginate di essere in questo anfiteatro a contemplare Dio. Davanti a te c'è uno sciame di angeli che volano dappertutto. La vostra visione di Dio non è ostruita dal volo degli angeli, eppure vi passano davanti. Quindi vuol dire che c'è un'idea di incorporeità negli angeli che volano.
v. 24 "Ostante" = di ostacolo per arrivare a Dio
v. 26 "Gente antica e novella" = personaggi che troviamo nel vecchio e nel nuovo testamento
v. 27 "Segno" = Dio
Qui Dante fa un'esclamazione a se stesso, anche se si rivolge alla trinità.
v. 28 "Unica stella" = unica essenza e non trina
v. 30 "Qua giuso" = sulla Terra. Lui è vivo, ancora un uomo terreno / "Procella" = le tempeste di corruzione, di depravazione che sconvolgono il mondo
Qui adesso ci introduce un altro argomento ricorrendo per l'ennesima volta ad un mito. Ci parla del mito di Elice, che era una ninfa di Diana, la sua preferita, bellissima. Viene sedotta da Giove e da questa relazione nasce un figlio che lei chiama Arcade. Dopo il parto, Giunone viene a sapere della tresca del marito e in preda della gelosia si accanisce contro Elice e la trasforma in una costellazione che è quella dell'Orsa maggiore e lo stesso farà con il figlio Arcade, anche detto Boote, trasformandolo nella costellazione del Boote anche detta del Bovaro. Il Bovaro è il custode della mandria, quindi è come se facesse compagnia alla madre, standole vicino.
Anche questo mito, come la stragrande maggioranza dei miti, è stato ricavato dalle metamorfosi di Ovidio.
v. 31 "Plaga" = regione lontana
v. 32 "Elice" = dalla costellazione
v. 33 "Vaga" = ama tantissimo
v. 34 "Opra" = eccelsi edifici
v. 36 "Andò di sopra" = superò
Qui probabilmente Dante si riferisce a quando cominciano le prime invasioni barbariche, quindi alla fine dell'impero romano. Questi barbari che venendo a Roma, dalle loro zone, non poterono non restare esterrefatti in senso positivo della bellezza architettonica della città, dei monumenti, degli edifici, dei palazzi che erano talmente belli da essere qualcosa di divino. Qui tutto questo viene simboleggiato da Laterano, che era stato originariamente sede dell'imperatore e poi con la fine dell'impero la sede della curia papale. Ancora oggi San Giovanni in Laterano è la sede della curia papale.
v. 37 "Divino" = cielo / "Umano" = terra
v. 38 "Tempo" = del mondo
Qui ricorda la Firenze antica quando era ancora una città onesta e pura. E' l'ultima volta che Dante cita Firenze, manifestando l'antitesi tra la Firenze antica e la Firenze moderna corrotta.
v. 41 "Esso" = stupore
Dante è appagato completamente dalla contemplazione della Rosa, per questo dice che gli era piacevole il non sentire e il non parlare.
v. 44 "Tempio" = che per tutta la vita ha desiderato visitare. Probabilmente è quello di Santiago di Compostela in Galizia, perché nel Medioevo era tra i più, presso i fedeli, desiderati. Anche perché era tra i più isolati, quindi mistico. Forse può essere quello, ma ha poca importanza quale fosse esattamente.
v. 48 "Mo recirculando" = in modo circolare
v. 49 "Suadi" = pervasi
v. 51 "Onestadi" = "Tanto gentile e tanto onestà pare": nobiltà è il decoro esteriore, la gentilezza la nobiltà d'animo. Qui ritorna la stessa parola con lo stesso significato: lui vede anime con l'ardore di carità fregiati della luce di Dio e della propria letizia in atteggiamenti ornati di grande decoro esteriore.
Qui prima di presentarci San Bernardo c'è una pausa, necessaria.
v. 52 "Forma" = aspetto
v. 54 "In nulla parte" = in particolare
v. 58 "Uno" = a Beatrice
v. 61 "Gene" = volto
v. 62 "Pio" = caritatevole
Dante molto umanamente e istintivamente, chiede dove sia Beatrice.
v. 65 "Terminar" = portare a termine / "Disiro" = non è il desiderio del viaggio, ma quello di contemplare Dio.
v. 67 "Giro" = gradino
v. 68 "Dal sommo grado" = partendo da quello più alto
v. 71 "Corona" = aureola
v. 73 "Tona" = risuonano i tuoni
v. 74 "Occhio" = la vista
v. 75 "Abbandona" = immerge
v. 78 "Discendea" = alterata, offuscata
v. 79 "Vige" = alimenti
v. 80 "Salute" = classico latinismo
v. 81 "Vestige" = impronte
Tanto etereo era stato prima nel raccontarci degli angeli. Ora torna invece alla corporeità parlando di Beatrice nel Limbo per chiamare Virgilio che lascia la sua impronta come se il suo corpo pesasse. Ovviamente simbolico. Ha sporcato il suo piede con il terreno infernale pur di andare da Dante per poterlo salvare. Vi ricordo che è vero che Virgilio sta nel Limbo, quindi al di qua delle mura della città di Dite, ma alla fine è pur sempre Inferno.
v. 87 "Potestate" = possibilità
v. 88 "Magnificienza" = libertà spirituale
v. 89 "Sana" = pura, intaccata, così come Dio l'aveva fatta. Anima soletta e novella che torna al suo creatore per istinto (Purgatorio, Marco Lombardo, canto sul libero arbitrio).
v. 93 "Fontana" = fontana infinita di grazia
v. 98 "Acconcerà" = renderà il suo sguardo adatto a contemplare Dio
v. 100 "Regina del cielo" = è chiaro che qui parla della Madonna. Quanto sarebbe stato inopportuno per Dante indicare Beatrice come regina del cielo, laddove c'è davvero la regina del cielo?
Ricordatevi che San Bernardo ha riportato in auge il culto mariano e qui lo conferma.
v. 103 "Croazia" = non indica tanto la Croazia, ma solo un posto lontano.
v. 104 "Veronica" = il racconto evangelico narra che Gesù dopo la corona di spine, portando la croce pesantissima faticosamente fino al calvario, avesse suscitato la compassione di una donna che non potè fare altro se non avvicinarsi e asciugarli il sudore con un panno e su questa rimase impressa l'immagine della faccia di Gesù. Non si chiama Veronica nè il panno nè la donna, noi la chiamiamo così perché ormai è diventata una consuetudine. Ma in realtà probabilmente nasce dalla crasi di "vera" e "icon".
v. 105 "Non sen sazia" = tanto grande era il desiderio di vederla
v. 110 "'N questo mondo" = sulla terra
v. 111 "Gustò" = grazie al culto per Maria
v. 114 "Giù al fondo" = i cerchi più bassi della Rosa
v. 115 "Remoto" = il più alto e lontano
Caratteristica del Paradiso è la luce che cresce man mano che si sale. Quindi l'apparizione di Maria dev'essere incredibile.
v. 122 "Ne lo stremo" = estrema, più alta
v. 124 "Temo" = timone, del carro
Qui ritorna il mito di Fetone e Climene che abbiamo già visto. E' lo stesso identico, solo che là l'aveva proposto parlando di Climene, qui del figlio.
Perifrasi per indicare il sorgere del sole.
v. 126 "Scemo" = diminuisce
v. 127 "Pacifica oriafiamma" = lo stendardo del re di Francia che è uno stendardo rosso che aveva disegnati delle fiamme e delle stelle d'oro. La caratteristica è che la leggenda vuole che sia stato donato da Dio stesso a Carlo Magno. E quindi poi di re in re fosse stato tramandato, portato su un'asta d'oro.
Qui sta a spiegare che il luogo dove sta Maria.
v. 130 "A quel mezzo" = intorno al punto centrale / "Penne sparte" = ali aperte
v. 132 "Distinto" = diverso. Con questo Dante ci indica che gli angeli hanno diverse caratteristiche
v. 136 "Divizia" = latinismo = ricchezza. E' un preziosismo tra i più alti, non è usuale
v. 138 "Delizia" = della visione
v. 141 "Lei" = Madonna
v. 142 "Rimirar" = Maria