Canto XXXIV by Aloisi

11.05.2015 18:41

Il canto presenta una struttura bipartita, è infatti perfettamente diviso a metà: nella prima parte è presente la descrizione della Giudecca e delle anime lì presenti; nella seconda è descritto il modo in cui Dante e Virgilio escono dall'inferno e Dante tornerà a vedere le stelle
Anche se apparentemente il viaggio nell'inferno è lungo, dura in tutto solamente 24 ore.
PENA: le anime sono completamente immerse nel ghiaccio e la loro posizione è visibile a Dante grazie alla trasparenza del ghiaccio: c'è chi sta dritto a testa in giù, a testa in su, chi sta in posizione arcuata etc.. Vi sono però tre anime: Giuda Bruto e Cassio che non si trovano nel ghiaccio ma nelle tre bocche di Lucifero. I tre sono stritolati dai denti di Lucifero e quello nella bocca centrale è anche graffiato dagli artigli. Con questa immagine perdiamo nuovamente la percezione che si tratti di anime e dunque persone senza concretezza corporea. Queste tre anime sono le più peccatrici tra i traditori dei benefattori, e si trovano dunque nelle bocche del traditore supremo: Lucifero che si è ribellato a Dio
CONTRAPPASSO: siccome hanno negato n vita il fuoco della carità, poiché hanno preferito il ghiaccio del tradimento; sono destinati a stare incastonati e sommersi nel ghiaccio come fossero dei minerali e dunque non come esseri viventi.
Vv1 il canto si apre con un inno alla croce scritto nel '600 in lingua latina. La presenza di un verso appartenente a un inno a Dio in un contesto del genere, dove sono presenti anime peccatrici (come Lucifero), può sembrare strano e quasi blasfemo. In realtà non lo è, questa citazione contribuisce infatti a conferire solennità al contesto (ricordiamoci inoltre che Lucifero in origine era uno degli angeli più belli del cielo).
Vv3 "maestro mio" è Virgilio.
Vv5 situazioni di buio non nitide.
Vv6 il vento è causato dalle ali di lucifero.
Vv7 "dificio" (parola latina) sta nel senso di macchina.
Vv8
Vv10 la paura è causata dalla presenza di lucifero e non dal luogo in cui si trova Dante.
Vv15 disposte a "arco" in avanti o indietro.
Vv18 "creatura ch'ebbe il bel sembiante" è Lucifero. Ricordarsi inoltre che il nome di Lucifero significa "colui che porta luce" proprio a causa della sua estrema bellezza.
Vv19 ricordarsi che precedentemente Dante si era riparato dietri il suo maestro per difendersi dal vento.
Vv20 "dite" è il nome pagano dell'inferno.
Vv21 "fortezza" è il coraggio che serve a Dante per riuscire a vedere Lucifero.
Vv22 "Gelato e Fioco" indica la paura provata da Dante, e l'aggettivo gelato richiama il ghiaccio circostante.
Vv24 con questo verso viene nuovamente richiamato il concetto dell'ineffabilità (che sarà caratteristica costante del paradiso), ovvero l'impossibilità di rendere con parole umane ciò che umano non è. Dante non riesce infatti a trovare parole con cui descrivere la figura di Lucifero.
Vv28 PERIFRASI per indicare l'inferno.
Vv29 lucifero, che è incastonato nel ghiaccio, si erge con il petto.
Vv30-31 Dante afferma che gli conviene paragonarsi a un gigante che paragonare un gigante alle braccia di Lucifero.
Lucifero al contrario dei diavoli del ventunesimo canto non ha né corna né coda.
Vv34 si ricollega al contrappasso: quanto era bello in vita è brutto in morte.
Vv35 "alzò le ciglia"=sfidò Dio
Vv38 Dante è stipito a vedere tre facce in una testa sola. Le tre facce hanno tre colori diversi, significato analogo alla vita nova anche lì infatti si dava grande importanza ai colori.
Vv39 quella davanti era verde, le altre due, che si congiungevano all'altezza della spalla , erano bianca-gialla e nera. Per indicarci il colore nero fa riferimento alla pelle degli abitanti dell'etiopia.
Vv45 A ogni faccia è legato un paio di ali
Vv47 le ali sono grandissime e Dante afferma di non aver mai visto in vita sua vele di navi grandi quanto quelle ali. Ciò rende bene l'idea dell'immensa grandezza di quelle ali, ricordiamo infatti che Dante visitò i più grandi arsenali navali del tempo (Venezia, come ci dice nel 21 canto).
Vv49 le ali di Lucifero erano senza penne: come quelle di un pipistrello.
Vv51 essendo tre le paia di ali, da quell'enorme "dificio" partivano tre venti.
Vv55-56-57 questa immagine ancora una volta ci fa dimenticare del fatto che si tratti di anime e non di corpi.
Vv56 "maciulla" era uno strumento usato nel '400 per maciullare-tritare le cose.
Vv58-59-60 l'anima centrale non era solamente stritolato dai denti ma anche graffiato dagli artigli. Questa doppia "sofferenza" gli rendeva la schiena "brulla" ovvero senza pelle in superficie così da poter riuscire a vedere la carne "viva".
Vv61-62 l'anima centrale è quella di Giuda Iscariota, colui che tradì Gesù.
Vv63 l'anima di Giuda ha la testa nella bocca di Lucifero e ne esce parzialmente con le gambe.
Vv64 Le altre due anime invece sono disposte al contrario: le gambe nella bocca e la testa fuori.
Il fatto che Giuda abbia la testa nella bocca è un palese richiamo simbolico: la testa infatti è il luogo dove, come gli occhi, nascono i sentimenti.
Vv65 quello che pende dalla faccia nera è bruto
Vv67 L'altra anima è quella di Cassio, che pare "vigoroso". Forse qui Dante ha confuso due Cassi: quello che uccise Cesare, e il consigliere di Catilina. Questo errore è dovuto al fatto che il primo era magretto e con un fisico esile, mentre il secondo era più "vigoroso".
Vv68 qui termina la prima parte del canto.
Vv70 Dante si aggrappa al collo di Virgilio.
Vv71-72 Dopo che Lucifero aprì le ali, i due salarono sul "dificio" e vi si aggrapparono. "Vellute coste" significa che Lucifero ha le coste villose.
Vv75 ricordiamo infatti che Lucifero con il suo corpo non tocca il ghiaccio. La terra infatti, dopo che Lucifero venne cacciato dal paradiso, per non essere contaminata da tanta malvagità (propria di un essere che osò sfidare Dio) si discostò formando un'intercapedine tra il ghiaccio e Lucifero.
Vv78 "angoscia" non è la paura, infatti Virgilio in quanto anima non può avere paura. Qui è da intendere come il fatto che Virgilio ha il respiro affannoso: sta camminando sulle "vellute coste" di Lucifero con Dante in spalla. Ancora una volta perdiamo di vista il fatto che Virgilio sia un anima. La fatica di Virgilio nel cammino è dovuta anche a un altro fattore: a quel tempo si pensava che la forza di gravità aumentassi con l'avvicinamento al centro della terra.
Vv79 Virgilio, arrivato all'altezza dei fianchi di Lucifero volge la testa in giù.
Vv80-81 poiché Virgilio volse la testa in giù, a Dante pare di salire e di tornare verso l'inferno.
Vv95 Ai due, che sono ancora al centro della terra, aspetta ancora un lungo cammino pari quello di "andata".
Vv96 "mezza terza riede"=sono le 8.30 del mattino.
Vv98 "burella" è una parola fiorentina con la quale si indica una caverna. Nella Divina Commedia unisce l'inferno e la montagna del purgatorio
Vv90 "lume disagio" significa che il luogo nel quale erano era scarsamente illuminato.
Vv90 "mal suolo"= suolo sconnesso.
Vv102 " trarmi d'erro un poco mi favella"= toglimi un dubbio che mi tormenta.
Vv103-105 Dante fa tre domande a Virgilio: Dove è finito il ghiaccio? Perché Lucifero è conficcato sottosopra rispetto a come lo avevo visto? Perché il sole ha fatto un giro intero (da sera è diventata già mattina)?

Vv112-113-114 Virgilio dice a Dante che è giunto nell'emisfero opposto a quello delle terre emerse.
Vv129 il ruscello di cui parla Dante è lo stesso dell'Eden. Le anime, prima di accedere al paradiso celeste devono purificarsi nel paradiso terrestre: l'eden che Dio riservò all'uomo. Qui vi erano due fiumi: l'Ete che elimina eventuali residui dei peccati e l'Eunoè che rinnova il ricordo delle buone azioni. Dei due l'Ete è quello che giunge giù fino nell'inferno.
Vv134 "chiaro mondo"= è la terra che è illuminata dalle stelle. È una antitesi netta tra l'ambiente cupo dell'inferno e la luce che caratterizza la terra.